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Recensione Nothing Ear (Stick): semplicità e trasparenza

Redazione 08/11/2022
Nothing Ear (Stick)

Nothing é arrivata sul mercato hi tech posizionandosi al centro fra innovazione, minimalismo e moda. Lo ha fatto dapprima con gli auricolari TWS Nothing Ear (1) e il loro design semi trasparente e successivamente con il Nothing Phone (1) e la sua estetica fortemente influenzata dai giochi di luce a LED. Proseguendo su questa strada, l’azienda ha ora presentato i nuovi auricolari Nothing Ear (Stick) che riprendono il design del primo modello ma con alcune rinunce (ANC su tutte) utili ad abbassarne il prezzo.

  • Design ed ergonomia delle Nothing Ear (Stick)
  • Controlli Nothing Ear (Stick)
  • Il case di ricarica che assomiglia a un rossetto
  • Abbinamento con lo smartphone e configurazione
  • Hardware e qualità audio delle Nothing Ear (Stick)
  • Autonomia
  • Conclusioni

Design ed ergonomia delle Nothing Ear (Stick)

Nothing Ear (Stick)

Al fine di differenziare la propria offerta di auricolari TWS, Nothing ha deciso di non adottare in questo modello un’architettura in ear. Cosa vuol dire? Non sono presenti i bulbi in silicone che vanno ad incastrarsi nel canale uditivo delle orecchie. Per molti infatti l’avere un auricolare che “fa da tappo” nel canale uditivo dà fastidio. Differenziando quindi la propria offerta, con le Ear (1) si ha un’architettura in ear con i bulbi in silicone mentre con le Ear (Stick) si ha solamente una copertura in plastica (la cui forma è passata per 200 prototipi prima di arrivare a quella definitiva) che si ferma prima del canale uditivo.

Questa scelta comporta una minore isolazione acustica passiva e un’indossabilità meno salda con movimenti bruschi della testa (durante lo sport ad esempio). Il tutto bilanciato però da una comodità di utilizzo maggiore.

Ma come fare a distinguere l’auricolare destro da quello sinistro? A parte il fatto che l’utilizzo dell’auricolare destro nell’orecchio sinistro (e viceversa) è davvero scomodo e ci si accorge subito dello sbaglio, l’azienda ha impresso in quello destro un pallino rosso. Allo stesso modo, l’auricolare destro può essere inserito nell’astuccio solo nella parte accanto alla porta USB-C.

Sarebbe stato più semplice imprimere le lettere L ed R? Sicuramente, ma l’uso del pallino rosso probabilmente si allinea meglio con la filosofia di minimalismo dell’azienda.

Controlli di Nothing Ear (Stick)

Esattamente come il primo modello poi, anche le Nothing Ear (Stick) mantengono uno stelo abbastanza corto attraverso il quale è possibile impartite degli input quali:

  • Singola pressione (non tap ma pressione dello stelo) per mettere in pausa o per accettare una chiamata
  • Singola pressione prolungata, doppia e tripla pressione (singola o prolungata) sono personalizzabili nell’applicazione Nothing X

Il case di ricarica che assomiglia a un rossetto

Nothing Ear (Stick)

C’è un motivo per cui questi auricolari TWS sono stati soprannominati Stick: in inglese questa parola è utilizzata, fra le altre cose, per indicare i rossetti (lipstick). E proprio come i rossetti, il case di ricarica ha una forma cilindrica davvero inusuale per un prodotto del genere.

È un cilindro, poco meno di 3 cm di diametro e poco più di 8,5 cm di lunghezza, con una ruota sul lato destro che gira per rivelare gli auricolari. 

È difficile smettere di torcere e scalpitare sull’accattivante custodia. La superficie micro-puntinata del caricatore, esposta quando gli auricolari sono presenti e in carica, è piacevole al tatto. Inoltre, l’oggetto in se è un qualcosa con cui ci siamo trovati spesso a giocare.

Ricaricabile con un cavo USB-C (in confezione è presente il cavo) e con un singolo tastino utile per il reset degli auricolari e il primo abbinamento, l’astuccio fa della sua estetica inusuale il punto focale. 

Non è presente alcuna bobina per la ricarica wireless ma, vista la forma del case, è un qualcosa che sarebbe stata poco pratica.

Abbinamento con lo smartphone e configurazione

Sin dal primo modello Nothing ha deciso di sviluppare un’applicazione dedicata per configurare e personalizzare al meglio l’esperienza d’uso. Chiaramente l’app Nothing X, disponibile gratuitamente su Android e iOS (per chi ha un Nothing Phone (1) non è necessario scaricarla in quanto l’azienda ha integrato tutte le funzioni nel menu del Bluetooth), torna utile anche con i nuovi modelli.

L’abbinamento degli auricolari TWS agli smartphone Android e iOS è quanto di più semplice possa essere: basta abilitare la connessione Bluetooth sullo smartphone e tenere premuto l’unico tasto presente nel case di ricarica, aspettare qualche secondo che appaia un pop up sullo schermo e toccare sull’icona “Connetti”. Dopo il primo abbinamento, ogni volta che un auricolare viene tirato fuori dal case di ricarica l’abbinamento avviene in automatico (senza bisogno di premere il tastino).

Dopo il primo abbinamento, è possibile utilizzare l’applicazione Nothing X per personalizzare un basilare equalizzatore del suono, così come le azioni da eseguire con una doppia e tripla pressione sullo stelo di ogni auricolare.

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Nel complesso è realizzata piuttosto bene e, proprio come l’azienda in generale, ha uno stile minimalista ed essenziale.

Hardware e qualità audio delle Nothing Ear (Stick)

Per bilanciare l’assenza del sistema di cancellazione del rumore, così come della cancellazione passiva data dai bulbi in silicone, Nothing ha deciso di integrare un driver custom sviluppato in-house da 12,6mm in grado di erogare non solo un volume maggiore ma anche una qualità audio (in teoria) superiore e più corposa.

In termini di qualità audio, utilizzando il preset “Balanced” nell’applicazione, abbiamo trovato una buona distribuzione di basse e alte frequenze, fornendo al suono una corposità ottima. Non si tratta certamente dei migliori auricolari TWS sul mercato ma, per il prezzo di 119 euro richiesto, fanno veramente un ottimo lavoro. 

Noi personalmente preferiamo l’impronta acustica e l’isolamento (sia attivo che passivo) delle Ear (1) ma con la nuova versione non ci siamo trovati affatto male.

Segnaliamo che gli ingegneri hanno optato per integrare le antenne del Bluetooth più in alto nello stelo rispetto alle Ear (1), così da garantire una maggiore portata e stabilità del segnale.

Autonomia

Il cavallo di battaglia, assieme al loro design semi trasparente, è senza dubbio l’autonomia. Vista la contemporanea assenza di un sistema di cancellazione del rumore e presenza di un case di ricarica più grande, l’azienda pubblicizza una durata della batteria di 7 ore con singola carica e 28 ore abbinando il case che assicura 3x ricariche complete. 

Di solito le stime fatte dalle aziende sono molto di manica larga ma, stavolta, è il contrario: non siamo riusciti ad arrivare alle 7 ore stimate ma ci siamo avvicinati molto con poco più di 6 ore. Insomma, un’autonomia solida e superiore alla media.

Conclusioni

Consigliamo l’acquisto di Nothing Ear (Stick)? In un mercato in cui il costo dei prodotti sta aumentando su tutta la linea e non volendo generalizzare il nostro pensiero sul design e l’estetica (in fondo è un qualcosa di personale), crediamo che il prezzo di 119 euro sia buono ma non ottimo per ciò che hanno da offrire queste Nothing Ear (Stick).

Se siete interessati, potete procedere all’acquisto direttamente dallo store ufficiale.

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