A seguito dello scandalo Cambridge Analytica che ha colpito Facebook, sono state messe in discussione non solo le capacità dei responsabili di gestire in maniera accurata i dati che vengono raccolti dai propri utenti ma anche la discutibile pratica del “profilo fantasma“.
Per chi non lo sapesse, Facebook può creare un profilo fantasma raccogliendo dati su di una persona anche se quest’ultima non è iscritta al social network. Si tratta di una serie di tracciamenti che hanno inizio nel momento in cui si visita una pagina Facebook. Da lì in poi, parte della cronologia del browser e delle abitudini sul web vengono registrate e analizzate per la creazione di un profilo da associare all’indirizzo IP e all’indirizzo MAC del dispositivo utilizzato.
Rispondendo a una domanda posta dal rappresentante degli Stati Uniti Ben Luján (Nuovo Messico) durante la seduta al Congresso, Mark Zuckerberg ha risposto che Facebook monitora i non utenti per motivi di sicurezza. Ciò significa che questi non iscritti non hanno idea di quali informazioni Facebook ottenga costantemente su di loro.
I legislatori del Congresso potrebbero redigere regolamenti da applicare contro i social media e altri servizi che sfruttano questa pratica. “Dobbiamo sistemarlo”, ha detto il rappresentante Luján, riferendosi a un processo che costringe i non utenti a registrarsi al servizio se vogliono sapere quali informazioni personali l’azienda ha ottenuto (non i dati del profilo fantasma ma quelli più basilari ottenuti da varie fonti).
Facebook ha risposto dicendo che non ha intenzione di sviluppare un metodo per consentire ai non utenti di vedere i dati raccolti dalla società. Insomma, il colosso dei social tiene moltissimo ai dati e non ha intenzione di modificare le proprie pratiche di raccolta.