Fra i sistemi di autenticazione più comunemente utilizzati troviamo il sensore di impronte digitali. Anche senza basarsi su niente di biometrico, esistono altre tipologie di autenticazione, quali i codici PIN, le password, i pattern, ecc. Il riconoscimento facciale, pur appartenendo al gruppo dei sistemi biometrici, non sembra aver preso molto piede fra gli utenti. Sony spera però di far cambiare questa tendenza.
La maggior parte dei sistemi di riconoscimento facciale offerti sugli smartphone moderni sfrutta una tecnologia 2D. Essa è molto più semplice da integrare rispetto a un sistema 3D (non richiede fotocamera e laser di supporto) ma ha lo svantaggio di avere un livello di sicurezza molto basso, tanto che una semplice fotografia può ingannarlo.
Sony sta puntando forte sul riconoscimento facciale 3D
Sfruttando invece una serie di fotocamere supplementari progettate dall’azienda SoftKenic e un software sviluppato dall’azienda KeyLemon, il colosso giapponese sta testando nei propri laboratori l’integrazione di un sistema di riconoscimento facciale 3D, grazie al quale aggiungere un alto livello di sicurezza e rendere finalmente questo sistema di autenticazione più diffuso.
Ricostruendo di volta in volta il nostro volto in 3D (e quindi misurando anche la profondità di campo, cosa del tutto assente nelle foto che sono 2D), il tutto risulta essere molto più affidabile.
Paradossalmente è una strada che sta intraprendendo anche Apple nello sviluppo del suo iPhone 8. Addirittura in passato si credeva che il colosso di Cupertino potesse eliminare del tutto il sensore di impronte, sostituendolo con delle fotocamere particolari per il riconoscimento facciale.
Tornando a Sony, l’utilizzo di un sistema così sofisticato potrebbe voler dire un costo più elevato per l’utente finale. Secondo voi vale la pena investire su questa tecnologia oppure il sensore di impronte rimarrà sempre molto più conveniente?