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Sicurezza nello smart working: come proteggere azienda e dipendenti nell’era distribuita

Redazione 23/11/2025
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Introduzione: il lavoro distribuito non è più un’opzione

Lo smart working ha subito una trasformazione rapida e profonda: da benefit a prerequisito per molti lavoratori. Secondo un sondaggio condotto da Vanson Bourne e commissionato da VMware, c’è stato un aumento significativo della percezione del lavoro a distanza come requisito imprescindibile, con un incremento pari al 69% rispetto all’inizio della pandemia. Questa evoluzione porta vantaggi tangibili in termini di produttività e coinvolgimento, ma obbliga le aziende a ripensare modelli operativi e strategie di sicurezza.

Perché il lavoro distribuito è diventato la norma

I dati raccolti mostrano che il lavoro da remoto ha offerto benefici che le organizzazioni ora faticano a rinunciare: il 74% degli intervistati dichiara che la propria azienda sta traendo valore dal lavoro a distanza e che non tornerà indietro. Il cambiamento riguarda settori tradizionali e ruoli che storicamente richiedevano presenza fisica, dimostrando che la flessibilità è diventata un elemento imprescindibile nella proposta di lavoro. Per le aziende, questo si traduce nella necessità di abilitare accessi sicuri e continuità operativa per una forza lavoro sempre più distribuita.

Le criticità della sicurezza nello smart working

L’espansione dei punti di accesso e la varietà dei dispositivi portano con sé nuove vulnerabilità. Con la proliferazione di endpoint personali e aziendali, l’apertura dei sistemi verso l’esterno solleva problemi relativi a identity and access management (IAM), gestione delle patch, protezione dei carichi di lavoro e distribuzione sicura delle applicazioni. La superficie di attacco si amplia: senza una politica coerente, applicazioni critiche possono essere esposte e l’autenticazione debole diventa il punto di ingresso preferenziale per gli attaccanti.

Un approccio strutturato: politiche basate su rischio e ruolo

Per mitigare i rischi è necessario definire un corpus di policy che tenga conto della tipologia di utente e del livello di rischio associato ad ogni applicazione. Questo significa classificare asset e applicazioni, applicare controlli differenziati per amministratori, dipendenti e contractor, e introdurre meccanismi di accesso granulare. Strategie come il principio del least privilege, l’autenticazione a più fattori (MFA) e il controllo delle sessioni sono essenziali per limitare l’impatto di eventuali compromissioni.

Consolidare strumenti e vendor per semplificare la sicurezza

Un suggerimento operativo chiave è la riduzione della complessità: consolidare strumenti e fornitori aiuta a semplificare workflow, diminuisce i punti di integrazione e accelera i tempi di risposta. Una piattaforma unificata consente ai team IT e alla sicurezza di avere visibilità centralizzata sugli eventi, automatizzare policy e orchestrare le difese in modo coerente su endpoint, carichi di lavoro, rete e identità. Il risultato è una maggior efficacia operativa e una riduzione della superficie d’attacco.

Tecnologie e modelli: sicurezza intrinseca e cloud-native

Le soluzioni moderne propongono un approccio intrinseco nativo per il cloud, che integra funzioni di protezione direttamente nei livelli infrastrutturali e applicativi. Strumenti come VMware Carbon Black Cloud offrono visibilità e controllo unificati, con funzionalità di EDR (Endpoint Detection and Response), protezione dei workload, analisi comportamentale e risposta automatizzata agli incidenti. Abbinare queste tecnologie a concetti come Zero Trust e SASE consente di creare un perimetro dinamico basato sull’identità e sul contesto, non solo sulla posizione di rete.

Pratiche operative e contromisure tecniche

Dal punto di vista operativo è fondamentale mettere in campo una serie di controlli pratici: inventario degli asset, gestione centralizzata delle patch, segmentazione della rete e microsegmentazione dei carichi critici, protezione dei workload cloud (CWPP) e soluzioni CASB per il controllo delle applicazioni SaaS. Il monitoraggio continuo, la threat intelligence e i playbook di risposta agli incidenti garantiscono tempi di reazione rapidi. Non va sottovalutata la formazione degli utenti: il fattore umano rimane il vettore principale in molte violazioni.

Il ruolo dei partner: system integrator e servizi gestiti

Per molte aziende affidarsi a partner con esperienza può fare la differenza. Società come Filippetti SpA, con oltre vent’anni di esperienza nel workspace management e nel multicloud, offrono team dedicati per il monitoraggio delle infrastrutture IT, la risoluzione proattiva dei problemi e la garanzia della continuità operativa. La collaborazione con system integrator permette di implementare soluzioni complesse in modo più rapido e sicuro, integrando best practice e competenze specialistiche.

Risorse pratiche: e-book e formazione

Per approfondire le strategie e le tecnologie è disponibile un e-book realizzato da VMware sui temi dello smart working e della sicurezza intrinseca, con indicazioni pratiche e casi d’uso. La risorsa è consultabile attraverso il sito di Filippetti SpA: Filippetti.it/smart-working-e-sicurezza-intrinseca. Documenti come questo aiutano a costruire roadmap concrete per la transizione verso modelli di lavoro distribuiti sicuri ed efficaci.

Checklist operativa per iniziare subito

Per tradurre la strategia in azione, ecco una checklist sintetica: 1) eseguire un inventario completo degli asset e delle applicazioni; 2) classificare i dati e definire policy di accesso basate sul rischio; 3) attivare MFA e controlli di identità; 4) consolidare strumenti e preferire soluzioni cloud-native unificate; 5) implementare EDR e protezione dei workload; 6) predisporre un piano di risposta agli incidenti e testarlo; 7) formare costantemente i dipendenti. Questi passaggi riducono esposizione e tempi di risposta.

Conclusione: sicurezza come abilitatore dello smart working

Nel nuovo scenario del lavoro distribuito la sicurezza non è un costo accessorio ma un abilitatore strategico: proteggere endpoint, identità, reti e applicazioni significa preservare continuità, fiducia e produttività. Approcci basati su consolidamento, tecnologie cloud-native e policy orientate al rischio, supportati da partner affidabili, permettono alle aziende di sfruttare i vantaggi dello smart working senza esporre dati e processi critici. La sfida è attuabile con pragmatismo, priorità chiare e strumenti adeguati.

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