
Cosa sono i PPI? E i DPI? Sicuramente, molti di voi si saranno fatti questa domanda, senza sapere di preciso cosa fossero o come si calcolano. Partendo dalla definizione precisa del termine, PPI significa “pixels per inch” (pixel per pollice), mentre DPI è l’acronimo di “dots per inch” (punti per pollice). Molto spesso, i due termini vengono scambiati ma non sono la stessa cosa.
Parlando di display e densità di pixel, il termine adatto è PPI, in quanto i DPI vengono utilizzati nel mondo della stampa ed indicano proprio il numero di punti stampati per ogni pollice. Naturalmente, più sono i DPI più è elevata la qualità dell’immagine stampata. La situazione è la stessa parlando di display, difatti per capire cosa sono i PPI basta rispondere alla seguente domanda: quanti pixel ci sono per ogni pollice? Ricordiamo che i pollici di un display vengono misurati basandosi su una delle due diagonali che è possibile tracciare all’interno di un’area rettangolare (ossia il display).
Naturalmente, all’aumentare dei PPI l’immagine risulta più definita, tuttavia si tratta di un miglioramento che l’occhio umano percepisce solamente in parte, considerando che tenendo il display a circa 30 cm noteremmo i miglioramenti solo fine a 270 PPI e, anche se avvicinassimo l’occhio al display, non andremmo oltre i 340. Insomma, nonostante il limite del’occhio umano, la densità dei pixel nei display odierni continua ad aumentare. Passiamo ora ad esaminare un altro concetto importante intorno all’argomento: come vengono calcolati?
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PPI: Come si calcolano?
Ora che conosciamo i PPI dobbiamo sapere, naturalmente, come si calcolano. In realtà, la formula standard è molto semplice, in quanto si basa sul teorema di Pitagora. Tracciando la diagonale misurata in pollici, infatti, potete immaginare il display come diviso in due parti: per l’esattezza due triangoli rettangoli. A noi interessa sapere quanti pollici ci sono per ogni pixel della diagonale tracciata (l’ipotenusa) e per farlo basta calcolare la radice quadrata della somma dei quadrati x e y (i due cateti), dove le due variabili rappresentano rispettivamente i pixel sul lato orizzontale e i pixel sul lato verticale dello schermo. La formula di seguito vi chiarirà le idee.
Essa, tuttavia, è quella generale, in grado di calcolare i pixel nominali che trovate tra le caratteristiche tecniche del dispositivo, valida per display costruiti con matrice RGB, la quale dispone di 3 sub-pixel (l’elemento minimo di ogni pixel). Alcune matrici utilizzate per alcuni display, invece, dispongono di 2 sub-pixel, il ché ci porta a cambiare leggermente il nostro calcolo dei PPI per sapere quanti sono quelli effettivi. È il caso della matrice PenTile di Samsung, per non parlare della PenTile RGBG, costituita da quattro coppie di sub-pixel. In questi casi, si usa comunque la precedente formula, assumendo che i pixel effettivi non saranno esattamente quelli del risultato, ma solamente i 2/3 (nel caso della matrice PenTile). Di seguito facciamo due esempi che vi chiariranno le idee.


Per il primo esempio abbiamo utilizzato la risoluzione e i pixel del display di Nexus 5, mentre nel secondo caso è il Galaxy Nexus il protagonista, con un display che utilizza matrice PenTile e, di conseguenza, ha 211 PPI effettivi mentre quelli da caratteristiche tecniche sono 315!
Bisogna, comunque, considerare che ogni smartphone ha un display diverso. Basti rendersi conto che il display AMOLED sfrutta matrice RGB, il Super AMOLED invece PenTile, mentre Super AMOLED Plus e Super AMOLED HD ancora matrici RGB ma sviluppate in modo diverso per aumentare il numero di sub-pixel. Per alcuni smartphone il numero di pixel effettivi si devono calcolare in modo diverso, mentre quelli nominali sono sempre gli stessi. Se avete dubbi o avete chiarimenti, non esitate a commentare!