Nel momento in cui venne presentato Android Things, Google ci mise davanti una descrizione molto completa di come il sistema operativo si adattasse perfettamente al mondo IoT. Non a caso, fornì fin da subito il supporto tecnico per la sua installazione sulle board di Raspberry e su Arduino.
Tuttavia, l’unico vero utilizzo che si è avuto a livello commerciale è negli smart display e probabilmente, in coppia con gli smart speaker, si tratterà degli unici prodotti a usarlo.
“Nel corso dell’ultimo anno, Google ha lavorato a stretto contatto con i partner per creare prodotti di consumo basati su Android Things con l’Assistente Google integrato“, ha dichiarato il team di Android Things in un post sul blog. “Considerati i successi che abbiamo riscontrato con i nostri partner con smart speaker e smart display, stiamo ridefinendo Android Things come piattaforma per i partner OEM per costruire dispositivi basati specificatamente su quelle categorie.“
Prima di oggi, Android Things supportava almeno quattro System on Modules (SoM) per l’utilizzo in dispositivi IoT di produzione, fra cui NXP i.MX8M, Qualcomm SDA212, Qualcomm SDA624 e MediaTek MT8516. In parole povere, i produttori potevano creare dispositivi utilizzando queste schede e il supporto di Google sarebbe stato garantito.
Google non ha specificato il motivo per cui ha deciso di focalizzare Android Things solo su smart speaker e smart display, lasciando da parte l’intera gamma di prodotti IoT. Probabilmente ha realizzato che i requisiti minimi sono troppo elevati per un corretto utilizzo in larga scala, cosa che invece non avviene con i sistemi operativi concorrenti come RIOT, Ubuntu Core, Windows 10 IoT e il suo stesso OS basato su Chromecast.
Nonostante il developer kit sia ancora disponibile per NXP i.MX8M e per Raspberry Pi 3 Model B, non è garantito alcun aggiornamento futuro della piattaforma Android Things.