Spotify, con 40 milioni di brani della sua libreria che possono essere trasmessi su quasi tutte le piattaforme, ha annunciato che ora ha oltre 200 milioni di utenti attivi mensili.
Tuttavia, seppur ci si vuole concentrare sull’iscrizione di membri ai suoi piani premium a pagamento, oltre 113 milioni di persone continuano a fare affidamento sul servizio gratuito supportato da pubblicità. Sono quindi circa 87 milioni i membri con un piano di abbonamento a pagamento.
Ricordiamo che, a meno di promozioni speciali, Spotify addebita 9,99 euro al mese per un account singolo (dopo una prova gratuita di 30 giorni), 99 euro l’anno per un account singolo, 14,99 euro al mese per un abbonamento Family con un massimo di sei membri e 4,99 mensili per gli studenti universitari verificati.
Chi è abbonato a Spotify Premium può riprodurre qualsiasi traccia che vuole, con skip illimitati e senza pubblicità. Inoltre, la qualità audio che riceve è superiore rispetto al piano gratuito.
Fra gli altri dati che ha condiviso Spotify, apprendiamo che ci sono membri che usano il servizio in 78 Paesi e che si tratta della più grande piattaforma di streaming audio al mondo.
È bene notare però che, nonostante Spotify sia stato lanciato il 7 ottobre 2008, nei successivi 122 mesi e 23 giorni fino alla fine del quarto trimestre del 2018, l’azienda non ha ancora registrato un singolo profitto. Insomma, gli utenti che usano il servizio crescono ma non c’è ancora aria di profitti per gli investitori.
Parte di questo problema deriva dalle case discografiche che chiedono una porzione importante delle entrate. La soluzione di Spotify a lungo periodo? Produrre di per sé i brani di molti artisti emergenti.