Di Matteo Sgherri e Andrea Venditti.
Partiamo dal presupposto che chi naviga tra queste pagine del blog abbia almeno l’idea di cosa sia Android ed il mondo di Google. Partiamo anche dal presupposto che questo articolo si pone come critica costruttiva ad un sistema poco obiettivo che si pone come uno degli strumenti principali volti all’orientamento dell’acquirente tecnologico.
Come ben sappiamo nel panorama italiano della pubblicazione cartacea vi è (ovviamente) un divario temporale rispetto a quanto succede su internet. Di regola dovrebbe essere l’unico divario. Esistono tuttavia esempi di pessime pratiche o poca documentazione su quello che è il panorama tecnologico attuale. Di norma dovrebbe essere un argomento che porti al tavolo degli imputati riviste da spiaggia o da parrucchiera o qualunque pubblicazione con un target medio-basso che spesso naviga nell’oscuro addentrandosi così fortemente in argomenti semi-sconosciuti. I risultati sono quelli che ognuno di noi sente allungando l’orecchio per strada e sentendo delle “castronerie” sull’argomento.
Quando a cadere in questo vortice di ignoranza sono proprio le pubblicazioni che dovrebbero divulgare l’innovazione, prende un colpo a tutti noi.
Nella recente uscita di Wired per il mese di maggio ne abbiamo purtroppo l’ennesima conferma. Solo il mese scorso avevano pubblicato una foto erronea del Nexus S ed una recensione del Galaxy Tab e iPad con quasi un anno di ritardo rispetto all’uscita dei prodotti. Ma tornando alla recente pubblicazione della rivista che fa del futuro e dell’innovazione la sua bandiera, come anche la divulgazione, le ultime pagine chiamate No Problem dovrebbero aiutare i neofiti, nOOb, che si relazionano molto spesso per la prima volta con le tecnologie domestiche e non. A pagina 152 e 153 ci si trova di fronte una questione, di nuovo in ritardo sui tempi, sullo spiegare come sia il mondo di Android. Diciamo che prima di passare alle righe successive che sulla copertina è presente un titolo invitante per noi “del settore”.
ALT! Queste righe che seguono non sono per i deboli di cuore! Ecco l’articolo completo:
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“Mitico Funky Prof, sento parlare spesso (e bene) di Android. Mi dici che ne pensi? Lo sceglieresti?”
Negli ultimi tempi si parla molto del sistema operativo mobile di Google, al punto che alcuni profetizzano che sancirà il declino di Apple e taglierà le gambe a Windows Phone 7.
Io credo che, finchè dalle parti di Mountain View non si decidono a risolvere alcuni problemi, Android, seppur buono, non sia la scelta migliore. Inizialmente considerato come una vera e propria benedizione, per filosofia open source e la possibilità di personalizzarlo a piacimento, è in realtà un po’ ostico per il grande pubblico. C’è molta gente che non usa altre app che non siano quelle preinstallate, figuriamoci se si mette a “smanettare” su Android! Per i più geek, invece, nessun problema e spazio alla fantasia.
A questo punto, però, potremmo pensare che il sistema operativo di Google sia affidabule e sicuro come nessun altro. Purtroppo la sicurezza è uno dei suoi principali punti deboli. Tanto che, a oggi, alcune aziende nemmeno considerano la possibilità di adottare Android per gli smartphone di manager e dipendenti. Sono rimasto sconcertato nell’apprendere che decine di appa nell’Android Market, l’equivalente di App Store per il sistema di Google, sono veri e propri programmi dannosi. Alcuni rubano informazioni personali mentre altri, addirittura, arrivano a danneggiare il dispositivo che in alcuni casi va sostituito.
Il problema risiede nello scarso controllo delle applicazioni che vengono proposte nell’Android Market, inferiore rispetto al concorrente di Apple. Google assicura che verrà risolto, ma rimangono perplessità sul meccanismo d’installazione delle applicazioni, che consente comunque agli sviluppatori di scavalcare il Market e di far installare le proprie applicazioni direttamente dai siti web.
Bisogna stare attenti anche sul fronte delle diverse versioni, o “distribuzioni” presenti sul mercato: iniziano a essere tante e destreggiarsi tra queste, comprendendone punti di debolezza e differenze, è difficile. Per fortuna ci pensiamo noi con lo schema qui sotto: il consiglio è di acquistare un gadget che monti una delle versioni più recenti del sistema operativo.
Concludendo, voglio sottolineare che con Android ci sono ancora parecchi problemi da risolvere, ma il boom di vendite e i pregi elencati qui a destra ne fanno un’ottima alternativa ad iPhone, Blackberry e Windows Phone 7.
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Non vorremo fare di nuovo un articolo “un tanto al kilo” ma qui bisogna usare le maniere forti, bisogna andare direttamente alla fonte per capire la problematica della pubblicazione.
Iniziamo con il dire che prima di fare un articolo di opinioni su un dato prodotto va prima di tutto presentato, con tutti i crismi come fanno con gli altri, mica siamo la mercato del pesce! Non si è visto un vero, anzi uno, articolo di Android su Wired scritto in maniera da capire cosa è o non è. L’argomento Android sembra quasi piovere dal cielo improvvisamente, viene trattato in un paio di pagine (con tanto spazio bianco o comunque utilizzato a caso come Novella3000).
L’articolo ha un’improntatura elementare volta ai neofiti o in generale a chi si approccia al mondo Android. Bisogna spiegare perché è particolare e non quali siano le falle, altrimenti le raccontiamo anche sulle carte di credito e sui pantaloni consumati nel cavallo!
L’affidabilità è pari a quello che uno ne fa dei propri dati e chi è iscritto a Facebook oppure fa un abbonamento incorre nel solito pericolo, quindi non sono vere falle. Poi dovrebbe pensare chi scrive che ogni utente dovrebbe leggere le decine di pagine sulla licenza che compaiono ogni santa volta (basta confrontare la prima puntata di SouthPark della nuova stagione 2011). Poi se di affidabilità bisogna parlare era giusto di Apple il primo problema di dati.
Oserei dire che le App pericolose sono quelle che richiedono troppi soldi per il loro funzionamento (quelle di Apple per intenderci) visto che su Android il costo è nettamente inferiore e che il filtro del Market è dato dagli utenti, basta saper indicare la strada di come capire la cantonata, spiegare ai neofiti che i commenti o il rating o altri simil market permettono di leggere fra le righe quanto stanno andando a installare. Se poi si fa che si clicca sempre senza leggere è tutto un altro discorso.
L’articolo su Wired riportato nello spoiler finisce con alcuni spazi per spiegare le versioni e quali caratteristiche cercare. Idealmente in una ricerca o spiegazione si mettono prima! (A parte che trovare un device con CupCake 1.5 oggi è dura).
Sul portale web di Wired mi imbatto in un articolo abbastanza particolare sulla “craccabilità” dei telefoni Android. Il termine craccare non sempre fa riferimento a tecniche legali e con crack si intende “un’applicazione che agisce sulle protezioni di un programma in modo da forzarle e permettere un uso illegale senza le necessarie licenze.” [Wikipedia]
Il termine utilizzato è molto forte e fa quasi sprofondare Android in un vortice di illegalità e pericolosità come indicata nell’articolo preso in esame precedentemente. Occorre far chiarezza su ogni termine utilizzato ed il termine crackare non è certamente l’ideale in questo caso. Con crackare penso che l’autore intenda l’ottenimento dei privilegi di root e l’oem unlock correlato allo sblocco del bootloader.
A mio parere un articolo abbastanza disordinato che confonde questi 2 punti fondamentali. Si confonde il bootloader, inteso come codice che viene eseguito prima che il sistema operativo parta e che quindi fa riferimento al kernel e privilegi di root ottenibili con un applicazione, con l’ottenimento di privilegi di root. La perdita della garanzia avviente di fatto sbloccando il bootloader ed effettivamente vi sono terminali con procedure più user friendly come ad esempio lo sblocco del bootloader su un Nexus One o Nexus S che equivale a digitare un comando da terminale, fastboot oem unlock
mentre su altri dispositivi il discorso è molto vario.
La parte che non c’è e che fa pensare è che finora la rivista risulta particolarmente orientata/arretrata/bigotta per come sta sviluppando il concetto Android tanto che l’app per il progetto Sveglia Italia non si trova facilmente nel Market e che non ha supporto per alcuni schermi. Ma a parte l’app per una funzione per un progetto particolare la mancanza dell’app della rivista si sente, anche se molti dicono che quella per iPad sia abbastanza oscura da utilizzare.
In Italia per fortuna non c’è solo Wired con questo grosso problema.
Per quanto riguarda altre riviste settimanali generaliste troviamo stranamente Panorama che offre, a parte la solita paginetta o servizio dedicato alle novità, un inserto titoltato “Si può fare”, come la frase celebre di Frankenstein Jr. di Mel Brooks, che aiuta a capire meglio come muoversi e cosa scegliere nelle tecnologie attuali, pure nel campo degli Smartphone. Nei suoi 8 Fascicoli ci sono stati abbastanza approfondimenti senza grossi intoppi per spiegare sia funzioni di base che avanzate. Unico neo trovato paragonare DoubleTwist a iTunes per sincronizzare i device con il pc quando ogni device lo fa in base alle caratteristiche offerte dal produttore.
Tempo fa chi fosse detentore della tessera di Saturn ha ricevuto una brochure che esplicava in una ventina di pagine tutto il necessario per capire meglio i banconi con belve tecnologiche in mostra. La parte interessante che non esaltava nessun prodotto e anzi ricordava quanto di mercato ognuno stia prendendo e quali fossero le stime per i mesi successivi, epoca pre-accordo Nokia-Microsoft. Peccato che quest’iniziativa non sia ripetibile ogni due o tre mesi sullo stesso argomento visto che non vendono solo cellulari. Di recente anche presso la catena Euronics sono apparsi dei fascicoli che mensilmente illustrano i prodotti in arrivo, con la solita regia di quello precedentemente descritto. Ancora più recente Mediaworld ha fatto un articolo sul nuovo mondo dei tablet nella sua rivista in distribuzione nelle proprie sedi che rimane molto ottimista sulla tecnologia e non smonta o carica nessuno.
Quindi di esempi ce ne sono e sono le stesse catene di vendita e distribuzione che intraprendono azioni eductive nei confronti dei clienti per aiutarli a fare una scelta ponderata rispetto all’acquisto ma anche rispetto all’uso, indipendentemente dalla propria fede tecnologica.
Un utente medio che cerca di districarsi in questo mare tecnologico pieno di alternative e di similitudini non troverà assolutamente facile navigarvi se i principali canali di informazione commettono errori così grossolani. Affrontare il tema dell’informazione è un argomento arduo, il nostro stesso blog si colloca tra questi e bisogna sforzarsi di assicurare un servizio quanto più trasversale ed obiettivo, liberi da fanboysmi inutili e controproducenti.
L’operazione di aiuto e divulgazione che dovrebbe fare Wired sembra avere qualcosa in comune con quella degli Apple Store, nei negozi dove “non avrai altro OEM all’infuori di Apple” e che magari esiste anche altro, non dichiarare solo che si è i migliori ma che magari sono alla portata sia di portafoglio che di mantenimento.
In conclusione si sente molto la problematica di essere obiettivi ma anche il non esserlo o il non porsi crea problemi che in mondo dell’editoria come quello italiano faticano o stentano a pubblicare libri o opuscoli su Android, notando la sola presenza di 2 libri per lo sviluppatore, e ringraziamo che ci siano, a confronto con un esercito di libri sui prodotti Apple. Questo fa notare un certo divario nell’offerta che si trova anche per altri OS e prodotti, come RIM e Nokia per esempio o pure per i Linux in cui ce ne sono esigui.
Ad maiora.