Pokémon GO rappresenta senza dubbio uno fra i giochi di maggior impatto che sono stati pubblicati nell’App Store e nel Google Play Store da un paio di anni a questa parte. Ha avuto talmente successo da portare nelle casse di Niantic Labs ben 1,8 miliardi di dollari. Il successo del titolo però deriva anche dalle regole ferree imposte per i cheaters, ovvero coloro che imbrogliano.
A questo proposito, abbiamo scoperto che l’applicazione di Pokémon GO su Android è dotata di alcune stringhe di codice che “spiano” la memoria interna degli smartphone al fine di “capire” se l’utente ha accesso al root.
Pokémon Go su Android richiede il permesso di guardare il file system. Questo è un permesso abbastanza comune, dal momento che la maggior parte delle app deve scrivere qualcosa sulla memoria del telefono. Tuttavia, in un recente aggiornamento dell’app, l’accesso ai permessi viene utilizzato per cercare file e cartelle comunemente usati con le app di root.
Pokémon GO è molto aggressivo sul beccare i cheaters.
Questo sistema è disordinato e indiscriminato per due ragioni. Innanzitutto, non è bello che un’app si aggiri nelle cartelle dello smartphone senza svelare il perché.
Secondo, e forse più importante, Niantic è molto aggressiva su come sta cercando queste cose e decide se stai imbrogliando. Non è raro che qualcuno possa spostare i dati da uno smartphone all’altro durante un aggiornamento, il che significa che basta una cartella etichettata con un nome simile a un’app di root che per Pokémon Go significhi “potenziale cheaters” e quindi impossibilità di giocare.