
Il regolamento europeo sulla protezione dei dati generali (GDPR) ha preso vita ieri e un paio di giganti tecnologici statunitensi sono già stati accusati di violare la legge: sono Facebook e Google.
É stato presentato un reclamo contro Google, Facebook, WhatsApp e Instragram, accusati di impegnarsi nell’offrire solo un “consenso forzato“, che è fondamentalmente un approccio “accetta le nostre condizioni o non utilizzare il servizio“, dove gli utenti sono esclusi da un servizio se non sono d’accordo con i termini stabiliti dalla società.
La base della denuncia è un articolo ai sensi della legge GDPR che afferma che le aziende non possono associare un servizio con il requisito del consenso. “Di conseguenza, l’accesso ai servizi non può più dipendere dal fatto che un utente acconsenta necessariamente all’uso dei dati“, afferma il reclamo.
Relativamente a Facebook poi, è stato utilizzato un paragone molto forte:
Facebook ha persino bloccato account di utenti che non hanno dato il consenso. Alla fine gli utenti avevano solo la possibilità di cancellare l’account o premere il pulsante “Accetto” – non è una scelta libera, ma ricorda più un processo elettorale in Corea del Nord.
Certo, al momento non vi è un vero e proprio caso, quindi sarà interessante vedere come si sviluppa la questione. Se giudicate colpevoli, la multa combinata che queste società potrebbero dover pagare potrebbe ammontare a 7 miliardi di dollari, una cifra non indifferente anche per aziende del calibro di Google e Facebook.
Per approfondire la questione, vi rimandiamo al PDF pubblicato dalla no-profit noyb.eu sulle accuse mosse a questi giganti del web.