In passato, il sistema di Android era più permissivo di quanto avrebbe dovuto essere, e secondo Ars Technica, Facebook stava approfittando di quella piccola scappatoia per raccogliere i dati sulle chiamate e sugli SMS degli utenti.
Sfruttando il fatto che le autorizzazioni di Android precedenti alla 4.1 potevano essere richieste dalle app direttamente nel momento in cui venivano scaricate e che concedevano automaticamente l’accesso alle chiamate e agli SMS insieme alle richieste di accesso ai contatti, Facebook era in grado di raccogliere e archiviare i metadati associati a ciascuno di essi.
Scaricando tutti i propri file associati a Facebook (vi è l’opzione nelle impostazioni del profilo) ci si può rendere conto di cosa il colosso dei social ha su di noi.
Downloaded my facebook data as a ZIP file
Somehow it has my entire call history with my partner’s mum pic.twitter.com/CIRUguf4vD
— Dylan McKay (@dylanmckaynz) 21 marzo 2018
In risposta a tutto ciò, Facebook ha indicato che effettivamente raccoglie questo tipo di dati per migliorare la nostra esperienza per conoscere nuove persone. Tuttavia, ha reiterato che non solo non conosce il contenuto delle chiamate o degli SMS ma che non lo vende a nessuno:
Quando questa funzione è abilitata, il caricamento dei tuoi contatti ci consente anche di usare informazioni come quando è stata effettuata o ricevuta una chiamata o un SMS. Questa funzione non raccoglie il contenuto delle chiamate o dei messaggi di testo. Le tue informazioni sono archiviate in modo sicuro e non vendiamo queste informazioni a terzi.
Insomma, anche per via dello scandalo Cambridge Analytica, questo periodo non è proprio dei migliori per Facebook, che sta venendo attaccata mediaticamente per la sua struttura e la sicurezza dei dati.