Le prestazioni di un determinato smartphone vanno analizzate non solo “a freddo” ma anche dopo ore di stress test. Infatti, grazie ad un sistema di sicurezza ormai adottato largamente nelle schede madri, non appena la temperatura raggiunge un certo limite, le prestazioni della CPU vengono automaticamente ridotte al fine di evitare surriscaldamenti con rischi di un degrado estremamente veloce della CPU (situazione volgarmente chiamata “throttling”). Ebbene, da questo punto di vista, il Google Pixel XL non sembra essere affetto da problemi di throttling.
Come potete osservare dai tre grafici qui in basso che mostrano ognuno un insieme di 10 test in Geekbenck 3 a distanza molto ravvicinata, non vi è alcun calo della prestazione nel Google Pixel XL. Allo stesso modo, la temperatura massima registrata è stata di 33,4° centigradi (sul sensore di impronte, che è la parte che si surriscalda maggiormente).
Per questo risultato vanno fatti dei plausi sia a Qualcomm per l’architettura del proprio Snapdragon 821 e per l’ottimizzazione fra prestazioni, consumi e surriscaldamento che a Google per la realizzazione di un sistema di raffreddamento praticamente perfetto.
Volendo fare delle comparazioni, HTC 10 con a bordo il SoC Qualcomm Snapdragon 820 mostra dei cali di prestazione in relazione all’aumento della temperatura dopo 10 test benchmark, così come anche il Samsung Galaxy Note 7. I grafici qui in basso infatti sono molto eloquenti.