Nonostante la catena di montaggio e la produzione di massa siano decisamente migliorati con l’introduzione dei robot, è normale che su milioni di unità di un determinato prodotto qualcuno non superi i requisiti minimi di conformità. E’ ad esempio quello che avviene preventivamente nelle fabbriche di assemblaggio di Samsung, in cui viene distrutto di proposito il 3% delle batterie destinate agli smartphone.
Stando infatti a quanto dichiarato di recente al MIT Technology Review dal dirigente del Samsung Battery Advisory Group, fra i vari test a cui vengono sottoposte le batterie dapprima nelle fabbriche dei fornitori e successivamente in Samsung (l’oramai famoso processo di 8 passaggi), alcuni di essi sono intenzionalmente distruttivi, costringendo alla perdita del 3% dell’inventario mensile delle batterie.
Dopo il Galaxy Note 7, Samsung non vuole più rischiare niente
Questo succede per verificare, a campione, se la qualità delle batterie rispecchia quella che Samsung ha richiesto in fase di ordinazione. Dopo il disastro combinato con il Galaxy Note 7, il colosso coreano non vuole assolutamente che si verifichi nuovamente un problema simile.
Insomma, la perdita del 3% dei propri ordinativi è una perdita accettabile per garantire la sicurezza dei clienti che acquisteranno i suoi smartphone in tutto il mondo.
Inoltre, l’azienda coreana ha dichiarato di voler invitare gli utenti a visitare le proprie fabbriche per visionare come tutto ciò avviene:
Samsung si impegna ad aprire il suo processo e a condividere ciò che ha imparato con il pubblico. E come vedrai, la nostra dedizione per la sicurezza è ai massimi livelli. Sappiamo che la fiducia deve essere guadagnata e ricompensata, con azioni di ogni singolo giorno.