La maggior parte delle volte che osservate le caratteristiche tecniche di uno smartphone e, più nello specifico, le specifiche della CPU, molto probabilmente avrete notato la sigla ARM. Per chi non lo sapesse, è l’azienda che si occupa dello sviluppo delle architetture delle CPU utilizzate negli smartphone e nei tablet. Una recente ricerca ha evidenziato che il 95% degli smartphone è dotato di una CPU con architettura sviluppata da ARM.
Quest’oggi ci concentriamo su ARM per via della mega operazione che l’ha vista protagonista e che ha portato, nelle casse degli azionisti, ben 28 miliardi di euro. L’intera società infatti è stata acquisita dalla giapponese SoftBank. Stando a quanto riportato dal Financial Times, il valore pagato de SoftBank è del 17% superiore rispetto al reale valore di ARM.
Considerando che era una società inglese, in molti pensano che questa acquisizione sia sta una scelta strategica per cercare di non incorrere in tutte le conseguenze che porterà la Brexit per le aziende britanniche.
Ovviamente questo passaggio di proprietà per gli utenti non vuol dire nulla (a meno che non abbiano investito azioni in ARM o in SoftBank). Tuttavia, adesso è interessante vedere se vi saranno dei cambiamenti alla roadmap stilata in questi mesi dall’ex azienda inglese circa lo sviluppo di architetture sempre più potenti ed efficienti.